2015 – Tra i misteri alchemici della "Rocchetta Mattei

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La fonte di ispirazione per questa uscita fotografico-culturale del Photo Club Mugello, non è stata la passione per il mistero di qualche iscritto, quanto una semplice occhiata sulla pagina del giornale “La Repubblica” dove il nostro Presidente ha scovato questa inusuale ed affascinate meta per un tour in compagnia delle nostre inseparabili macchine fotografiche. 
Partenza di buon ora con ritrovo a Barberino, direzione Savignano. Dopo “qualche” curva di troppo ed un’inversione di marcia, eccoci giungere ai piedi della Rocchetta Mattei. Una fila piuttosto nutrita, ci informa che per entrare sarà necessaria un’ora e mezza di coda, visto che le visite sono scaglionate di quindici minuti l’una dall’altra ed a gruppi di venti persone al massimo.
 
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Dopo alcune titubanze ed un breve consulto, la decisione, quasi unanime, è presa : entriamo ! 
Guardando questa struttura ottocentesca dall’esterno, si ha come l’impressione che qualche genio uscito chissà da quale lampada, si sia stancato molto prima di arrivare nella terra delle “Mille e una notte” ed abbia posato questo inusuale castello in miniatura sull’Appennino tosco-romagnolo.
Il tempo trascorso in fila è stato tutto sommato piacevole ed è passato velocemente, grazie anche al fatto che, sotto un sole cocente, eravamo all’ombra della rocca, salvandoci da una cottura di massa a fuoco lento.
Veniamo assegnati ad una guida simpatica e gioviale, per poi scoprire non essere altro che il Presidente dell’Associazione ONLUS che gestisce le visite al castello. La cosa ci piace….siamo fortunati !
 
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All’entrata della Rocchetta ci attendevano un ippogrifo ed una arpia, che come comitato di accoglienza  avrebbe lasciare molto a desiderare, se qualcuno non ci avesse informato di chi era Cesare Mattei; ma grazie alla nostra guida che ci ha introdotto il soggetto in questione, la cosa ci è risultata del tutto normale, anche se un po’ sinistra.
 
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La storia della Rocchetta inizia il 5 ottobre 1850, quando il conte Cesarei Mattei, fece posare la prima pietra per poi instaurarvici in seduta stabile nove anni dopo.
Qui il conte, come medico autodidatta, dette il via a studi ed esperimenti che portarono alla realizzazione di pozioni e rimedi naturali tratti esclusivamente dalle erbe.
Bramoso di scardinare i segreti della natura fondò dell’elettromeopatia, tant’è che ancora oggi in India, presso la Facoltà di Medicina tradizionale, esiste un corso triennale che termina con il conseguimento di un diploma, riconosciuto dallo Stato.
Carica di simboli massonici ed alchemici, che non sono sfuggiti all’attento obiettivo del fotografo-segugio, la Rocchetta Mattei, si presenta al visitatore con uno stile prevalentemente moresco (come si riscontra nelle porte d’ingresso, nelle cupole e nel cortile – riproduzione in miniatura del cortile dell’Alhambra di Granada) mischiato l’architettura medioevale, le cui geometrie sono inaspettatamente sovvertite dalla cappella dove è visibile la tomba del conte Mattei.
 
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La cappella è sorprendentemente fuori da qualsiasi approccio logico architettonico, se comparata al resto del castello, perché la sensazione tangibile, per tutti i visitatori, è quella di entrare inaspettatamente dentro un quadro di Escher.
 
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Anche la cosidetta “Sala dei novanta” è un luogo intrigante. 
Il nome derivava dalla volontà del conte di dare in quella sala, una festa per il suo novantesimo compleanno, a cui avrebb
ero dovuto partecipare novanta persone con novanta primavere già compiute. Alla faccia della precisione !
Il fato però, volle che Mattei morisse tre anni prima della fatidica data, ma la “Sala dei novanta” fu portata comunque a termine ed il nome non fu più cambiato.
Tra stanze e corridoi, ballatoi e scorci ammiccanti, le macchine hanno fatto egregiamente il loro dovere, immortalando questo misterioso ed intrigante castello che continuerà sicuramente a far parlare di se, in quanto unico come lo fu il suo realizzatore e la vita che visse tra quelle mura, mute testimoni di segreti andati perduti.
 
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Conclusa la visita, il gruppo ha riposto le macchine fotografiche e dopo un breve tratto in auto, ha piazzato inesorabilmente le gambe sotto un tavolo, riempiendo lo stomaco con la stessa velocità con cui ha riempito le memorie delle reflex che riposavano negli zaini.
Salumi e formaggi sono andati per la maggiore e dopo un buon caffè, la strada del rientro, ci ha portati alla tappa d’obbligo sul lago di Suviana, preludio ad una rilassante oretta a frescheggiare nella vicina marroneta che, con tanto di foresteria, ha abbeverato gli assetati….e fornito un paio di birre fredde ai più golosi.
 
Lago di Suviana
 
Ripartiti alla volta del Mugello, un’altra bella giornata entra nell’archivio del Photo Club, con il quale abbiamo scoperto un posto insolito da ricordare e sicuramente da rivisitare con più calma.
 
Lago Brasimone