27-28-29 Giugno 2014
Il numero dei partecipanti per questa uscita di Giugno 2014 del PCM, era identico a quello dei più famosi piccoli indiani di Agatha Christie, con la sola differenza che non solo sono tornati tutti a casa, ma addirittura, ci sono tornati soddisfatti e con piacevoli ricordi.
Mentre il tridente del PCM, Lapi, Guazzi, Mannelli partiva il venerdì mattina per un sopralluogo nella martoriata città dell’Aquila, il resto della banda metteva le gomme in autostrada nel primo pomeriggio.
Quattro ore di viaggio, intervallate da soste più o meno strategiche, era il tempo necessario a ricongiungere tutto il gruppo a Campo Imperatore all’interno del Parco Nazione del Gran Sasso. Dopo alcuni chilometri di curve siamo stati accolti da una numerosa mandria di mucche e vitelli che aveva tranquillamente invaso l’intera strada. Superati i tranquilli bovini, oggetto ovviamente di commenti e relative foto, una macchina in sosta sul ciglio della strada, metteva in bella mostra lo striscione del PCM, tanto per far capire, che non era stata messa contromano di proposito, ma solo per segnalare al resto del gruppo che il duo Guazzi, Mannelli aveva già preso posizione nei pressi di uno specchio d’acqua per i primi scatti di rito.
Dopo aver preso possesso delle rispettive camere all’Hotel Rifugio Campo Imperatore, posizionato intorno ai 2.200 metri di altitudine ed a ridosso dell’Osservatorio del Gran Sasso, giungiamo all’ora di cena, della quale tutto si può dire, ma non certo che sia stata frugale…anzi !! A pancia piena ed anche un po’ stanchi dal viaggio, la carovana si da appuntamento per le 4.00 del mattino successivo. Obiettivo: le foto dell’alba.
Il freddo è pungente, il termometro segna sette gradi alla faccia del calendario che al contrario indica l’estate, ma è inutile lamentarsi quindi…zaini in spalla, macchine fotografiche cariche e cavalletti al seguito: si parte. Arrivati sul luogo, Gabriele Mannelli, che il posto lo conosce già bene, fornisce le dritte del caso, mentre il cane di Paolo Marracchi (Candy) inizia la sua rituale opera di scavo.
Ore 7.30, si rientra alla base, colazione e poi riscendiamo a valle per una breve escursione in una gola, dove una muta di pastori maremmani, ci obbliga alla risalita su un pendio tutt’altro che agevole. Le macchine continuano a scattare, si cambiano gli obiettivi, si regolano le esposizioni, si discute, ci si confronta e dopo un ottimo pranzo a Castel del Monte presso l’Osteria del Lupo, il pomeriggio, che nel frattempo si è riscaldato notevolmente, scivola via tranquillo.
Ore 17.00, qualcuno rimane in albergo, altri ripartono alla volta di un’altura che verrà raggiunta verso le 18.30 e dalla quale speriamo di poter catturare le sfumature e le luci del tramonto, ma una nuvola quasi “fantozziana” copre il calare del sole ed allo sparuto ed infreddolito gruppetto, non resta che scattare per quel che il meteo offre e poi far ritorno a Campo Imperatore.
La cena a panini è leggera, come il freddo vento abruzzese, che in questi luoghi è di casa. E’ l’ora di dormire e la mattina dopo, lasciate le camere, partiamo in direzione di Rocca Calascio. Lasciate le macchine ai piedi dell’antico paesino arroccato, ci incamminiamo verso la rocca, non prima di aver sostato nei pressi della piccola e curiosa chiesa a base ottagonale di Santa Maria della Pietà. Arrivati alla rocca, ci vengono fornite tutte le indicazioni storiche da Luigia, una simpatica ragazza che, volontaria presso la rocca stessa, ci illustra la struttura e snocciola fatti ed aneddoti che coinvolgono anche i paesini limitrofi e non per ultimo il fatto che la rocca è stata ambientazione di alcuni film tra i quali il più famoso: “Lady Hawke”.
La foto di rito con lo striscione PCM, non poteva che essere scattata qui e assolta anche questa incombenza, al gruppo non resta che fare la seconda cosa che più riesce meglio dopo le fotografie: mettere le gambe sotto ad un tavolo e sedersi per pranzo.
Elena pesca il jolly con “Trip Advisor” e ci indirizza verso la locanda “Da Maria” a Calascio che più che un ristorante sembra di entrare in casa di una famiglia e farsi portare pranzo. La signora molto gentile ci fa accomodare e ci riempie di ravioli e taglierini fatti in casa, dopo averci stordito tutti con una serie di antipasti.
A pancia piena e dopo un caffè d’obbligo, riprendiamo la strada di casa, certi di aver visto un altro piccolo angolo d’Italia che meriterebbe sicuramente più attenzione e pubblicità.